HEALTH AND WELLNESS 

Troppi antibiotici per nulla

A livello europeo il 70% degli antibiotici utilizzati deriva dal settore zootecnico e l’Italia è il terzo paese dopo Cipro e Spagna a farne maggior uso. Gli allevamenti italiani ne utilizzano il triplo rispetto agli allevamenti francesi e il quintuplo del Regno Unito.

Questo utilizzo indiscriminato negli allevamenti ha contribuito in maniera importante al fenomeno dell’antibiotico resistenza nell’uomo. I microrganismi presenti negli alimenti possono difatti trasmettere la resistenza agli antibiotici ai nostri batteri intestinali, provocando l’inefficacia di quegli antibiotici che, fino ad oggi, ci hanno notevolmente allungato la vita.

LA PUNTATA DI PRESA DIRETTA DEL 9 MARZO 2019, ANDATA IN ONDA SU RAI 3, AFFRONTA UN’INCHIESTA SULL’ANTIBIOTICO RESISTENZA.

Ad aumentare ancora di più questo fenomeno si aggiunge l’eccessiva assunzione di antibiotici per combattere l’influenza non causata da complicazione batterica.

Nel 50% dei casi, infatti, gli antibiotici prescritti non risultano realmente necessari. L’AIFA ha definito la prescrizione di antibiotici da parte del medico “overprescription” e Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive e Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, l’ha definita un’epidemia silente. Le vittime delle infezioni batteriche ospedaliere sono spesso i pazienti in condizioni più gravi, morte che viene anticipata da un’infezione batterica.

Sono circa 10 000 le persone che muoiono in Italia ogni anno per infezioni non debellate a causa dell’antibiotico resistenza, più vittime degli incidenti stradali. In Svezia sono 190 all’anno.

La Svezia è infatti il paese che meglio è riuscito a combattere il problema dell’antibiotico resistenza grazie al minor consumo di antibiotici, al primo posto a livello mondiale. Questo primato è stato raggiunto grazie al continuo controllo delle prescrizioni di antibiotici di ogni ambulatorio del paese e ad una attenta attività di sorveglianza. È in vigore infatti anche una specifica direttiva nazionale che raccomanda ai medici di base di richiedere analisi del sangue adeguate prima della prescrizione dell’antibiotico. Questo attento controllo è supportato inoltre da un intenso sforzo da parte del Ministero della Salute nell’educazione del paziente, sia attraverso campagne di sensibilizzazione all’assunzione attenta dell’antibiotico, sia attraverso l’istituzione di un numero telefonico nazionale appositamente dedicato, che permette al paziente di richiedere rapide consulenze mediche parlando direttamente con un infermiere; in questo modo si cerca di insegnare ai pazienti come affrontare le malattie.

Degli esempi positivi di lotta contro l’antibiotico resistenza sono presenti anche in Italia, con pratiche attive attuate da regioni e ospedali. Reggio Emilia rappresenta un modello da seguire, riconosciuta dall’Agenas come miglior esempio per l’uso razionale di antibiotici.

A partire dal 2000 la Regione Emilia-Romagna lavora in rete con i professionisti, in una logica di condivisione e partecipazione costante, per un uso prudente degli antibiotici e parallelamente, punta ad un’azione incisiva di contrasto delle infezioni. Dal punto di vista normativo la Regione adotta “Linee di indirizzo alle Aziende per la gestione del rischio infettivo: infezioni correlate all’assistenza e uso responsabile di antibiotici”. Importante è anche la costruzione di un sistema di monitoraggio e di flussi informativi molto dettagliati, con indicatori specifici dedicati al consumo di antibiotici, un sistema di sorveglianza sull’antibiotico resistenza e sulle infezioni del sito chirurgico.